Onorevoli Colleghi! - L'istituzione di una «zona franca» nell'area di crisi di Gioia Tauro non nasce solo dall'esigenza di corrispondere ad un preciso impegno assunto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il protocollo d'intesa del 2 dicembre 1993, bensì dalla necessità di dotare la Calabria di uno strumento capace di creare sviluppo in sinergia con attività portuali e di transphiment. Accanto a questo vi è pure l'imperiosa urgenza di invertire un senso di rotta del superato intervento straordinario e la presente proposta di legge mira a questo obiettivo che è quello di stimolare soggetti attivi della società calabrese, creare sedi e meccanismi di nuove responsabilità mirate ad una politica istituzionale che susciti imprenditorialità socio-politica di iniziativa, di richiesta, di progettazione da parte degli enti locali, sub regionali, comprensoriali e regionali.
      Recuperare la capacità di gestire i propri obiettivi ed i propri mezzi, il ruolo cioè di essere almeno soggetto di domanda di nuove risorse utilizzando l'intervento ordinario, le leggi di settore, i fondi speciali dell'Unione europea, vuol dire ricostruire un circuito, specialmente a livello di governo locale, di nuova responsabilità.
      Avere individuato nel Consorzio per l'area di sviluppo industriale l'ente proponente la delimitazione degli ambiti territoriali e pianificatore del territorio, risponde all'opportunità di poter disporre delle infrastrutture e dell'organizzazione snella di un soggetto pubblico che ha definite prerogative legislative, sia riguardo alla promozione industriale e alla pianificazione urbanistica che alla infrastrutturazione

 

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degli agglomerati industriali.
      Del resto, il territorio dell'agglomerato industriale di Gioia è interessato dalla realizzazione di importanti infrastrutture portuali, viarie, ferroviarie, di fabbricati di servizio, alcune in via di completamento, altre già completate ed in fase di collaudazione finale.
      La previsione della costituzione di un comitato consultivo-promozionale della «zona franca» presieduto da un coordinatore generale con poteri di gestione e di coordinamento di tutte le attività necessarie a favorire gli insediamenti industriali, commerciali e di servizio nella «zona franca» corrisponde alla necessità di avere un'unica «interfaccia» capace di snellire tutte le procedure amministrative, di controllarne via via l'iter e di garantirne il risultato finale.
      Il coordinatore generale, che è una figura non nuova nella legislazione internazionale, e che assume le prerogative e le connotazioni di un general contractor, è scelto fra i dirigenti dello Stato, delle pubbliche amministrazioni, degli enti pubblici economici che abbiano una qualifica non inferiore a direttore generale.
      Il coordinatore si avvale in via prioritaria di un nucleo di valutazione composto da sei esperti delle varie materie per l'istruttoria e la valutazione dei progetti insediativi presentati dagli operatori economici al fine di garantire trasparenza e concretezza di risultato.
 

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